Saturday 26 March 2011

Cesare Pianciola, recensione di Marx in questione (a cura di Bellofiore-Fineschi) e di Dialettical della forma di valore (a cura di Bellofiore-Redolfi Riva) L'Indice dei libri del mese, a. XXVII, novembre 2010, n. 11

Riccardo Bellofiore e Roberto Fineschi (a cura di), Marx in questione. Il dibattito “aperto”dell'International Symposium on Marxian Theory, pp. 347, € 25,00, La Città del Sole, Napoli 2009 


  




Hans Georg Backhaus, Dialettica della forma di valore. Elementi critici per la ricostruzione della teoria marxiana del valore, a cura di Riccardo Bellofiore e Tommaso Redolfi Riva, pp. 549, € 18,00, Editori Riuniti, Roma 2009

L'Indice dei libri del mese, a. XXVII, novembre 2010, n. 11

Cesare Pianciola

Marx in questione raccoglie alcuni scritti dei partecipanti all'International Symposium on Marxian Theory, promosso da Fred Moseley, docente di economia al Mount Holyoke College nel Massachusetts, il quale ha riunito annualmente dal 1991 in seminari e convegni  ospitati presso varie università un gruppo internazionale di studiosi di Marx con l'intento di far interagire filosofi ed economisti che condividono in vario modo la teoria marxiana del valore e sono interessati alle questioni relative al metodo logico nel Capitale e negli altri scritti della maturità di Marx. Un incontro ravvivato negli ultimi anni dalla nuova edizione critica in corso delle opere complete di Marx ed Engels (la MEGA2), per cui, ad esempio, il “problema della trasformazione” dei valori in prezzi di produzione può oggi essere ridiscusso sulla base del Manoscritto 1863/65 di Marx e non prendere più come unico testo di riferimento la rielaborazione dei materiali marxiani fatta da Engels nel III libro del Capitale.
Il volume contiene saggi di Geert Reuten, Cristopher J. Arthur, Martha Campbell, Patrick Murray, Riccardo Bellofiore, Tony Smith, Fred Moseley e Roberto Fineschi.
Mentre alcuni di loro ritengono che la teoria marxiana abbia bisogno solo di una correttainterpretazione e nella sostanza funzioni, altri pensano che sia necessaria una sua ricostruzione che, individuati punti deboli e non risolti, la modifichi e la sviluppi in modo da renderla uno strumento teorico più soddisfacente.
Il dibattito è "aperto" ‒ come dice il titolo ‒ anche perché, pur muovendosi in un ambito  comune di problemi e avendo come obiettivo polemico condiviso sia le teorie neoclassiche e "soggettivistiche", sia quelle sraffiane e neoricardiane, le differenze interne al gruppo non vengono minimamente sottaciute. Soffermiamoci ad esempio sull'ampia discussione da parte di Bellofiore delle tesi di Fred Moseley. Bellofiore condivide con Moseley una lettura "macromonetaria" della teoria del valore e la individuazione della teoria del denaro come terreno fondamentale di discussione, ma ritiene che Moseley sbagli a considerare il capitale "totale" come somma dei capitali individuali: la dimensione macroeconomica non si riduce alla aggregazione delle parti costituenti e c'è una relazione complessa e circolare tra aspetti macro- e microeconomici. Soprattutto, se teniamo presente l'intera sequenza della costruzione marxiana e andiamo anche "oltre" e "contro" alcuni aspetti della sua teoria originaria, la pre-condizione della produzione capitalistica di merci viene ad essere "il finanziamento bancario della produzione in quanto ante-validazione monetaria  del processo di lavoro capitalistico come processo di valorizzazione", e ciò avviene "sulla base di assunzioni molto precise relative all'esito atteso della lotta di classe nella produzione", cioè di aspettative rispetto alla compressione dei salari e allo sfruttamento del lavoro vivo a livello del sistema complessivo. Nella costruzione sistemica di Marx dietro i salari monetari e i profitti monetari c'è la ripartizione conflittuale a livello macrosociale, tra le classi, delle merci prodotte e secondo Bellofiore nella ricostruzione occorre tener fermo il criterio enunciato Marx alla fine del libro primo: "noi non contempliamo più il singolo capitalista e il singolo operaio, ma la classe capitalista e la classe operaia, [...] il processo capitalistico in pieno movimento e in tutto il suo ambito sociale".
Tutti gli autori antologizzati riconoscono ampiamente i debiti della teoria marxiana nei confronti della logica di Hegel, “non solo nei Grundrisse, ma anche nel Capitale”, come sottolineano i curatori.  “È mia intenzione rendere esplicite filosofia e metodologia della dialettica sistematica della scienza sociale” afferma Geert Reuten nel primo contributo; “è possibile far luce sulle forme di valore con le categorie della logica di Hegel”, ribadisce Christopher J. Arthur, ed “è generalmente accettato che il concetto di 'capitale' sia connesso al concetto hegeliano di 'spirito' o a quello di 'concetto'scrive Roberto Fineschi nell'ultimo saggio, che analizza come lo schema hegeliano di universalità-particolarità-singolarità sia presente dalla Introduzione del '57 al Capitale (ma, per un quadro più ampio, sono da vedere le considerazioni esposte nel suo Marx e Hegel. Contributi a una rilettura, Carocci, Roma 2006). Non in tutti i saggi però viene adeguatamente sottolineato che Marx non ha semplicemente applicato la dialettica di Hegel, e che la dialettica marxiana è la logica specifica di un oggetto specifico, il capitale, per cui si tratta in ultima analisi di uno strumento concettuale almeno in parte nuovo e diverso.
Tra le ricostruzioni "qualitative" e dialettiche della teoria marxiana si collocano anche saggi scritti tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Ottanta dal teorico francofortese Hans G. Backhaus, che il compianto Emilio Agazzi iniziò a far conoscere nel 1981. Le traduzioni inedite di Agazzi, in parte riviste, e quelle di Antonio Pellicori sono corredate da importanti introduzioni storico-critiche dei curatori.  Backhaus cerca di liberare la teoria del valore di Marx dalla interpretazione "storicistica" engelsiana e di molto marxismo successivo, dell'ortodossia sovietica e tedesco-orientale, ma anche dell'eterodossia occidentale (Backhaus critica per esempio Ernest Mandel che scrisse un Trattato marxista di economia molto in voga negli anni Settanta). Secondo certi testi di Engels la teoria del valore si applicherebbe a società precapitalistiche di produttori contadini e artigiani che scambiano i loro prodotti in ragione del tempo di lavoro in essi impiegato e il metodo "logico" di Marx sarebbe soltanto un riassunto nel pensiero dell'effettivo processo storico dalla "produzione semplice di merci" al capitalismo sviluppato. Invece, dice Backhaus, se seguiamo il metodo "logico" prevalente in Marx, si deve "riservare il concetto di 'merce' al prodotto di quel modo di produzione organizzato mediante la divisione del lavoro che è caratterizzato dalla contraddizione di lavoro privato e lavoro sociale". A un certo punto del suo percorso, Backhaus si rese però conto della presenza in Marx ‒ dai Grundrisse in poi ‒  di stratificazioni di esposizioni della teoria del valore che non erano coincidenti e arrivò alla conclusione che ‒ come indicava Habermas nel 1976 ‒ la teoria marxiana andava decostruita e ricostruita. Il fulcro della "ricostruzione" è secondo Backhaus la questione della forma valore, cioè, come scrisse Marx in una lettera del 1859, la "parte più difficile, perché più astratta, dell'economia politica". Ma Backhaus è sostanzialmente interessato soprattutto alla questione metodologica del rapporto tra "logico" e "storico" nella critica marxiana dell'economia politica e su questo tema torna continuamente sotto diverse angolazioni nel corso di saggi che hanno una collocazione di rilievo nella corrente interpretativa che produsse lavori come quelli di Alfred Schmidt, Helmut Reichelt e Hans-Jürgen Krahl.

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