Monday 5 April 2021

Introduzione di R. Fineschi a Karl Marx 2013. A cura di Roberto Fineschi, Tommaso Redolfi Riva e Giovanni Sgro’


Karl Marx 2013





Numero 5-6 maggio-giugno 2013


A cura di Roberto Fineschi, Tommaso Redolfi Riva e Giovanni Sgro’

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Marx oggi. Una rinascita?


Roberto Fineschi



1. Da più parti, non solo nel nostro paese, si parla apertamente di una Marx-Renaissance. In realtà l'interesse per il nostro autore non è mai venuto meno completamente; anche nei momenti più difficili degli ultimi decenni sono apparsi libri e saggi, alcuni dei quali di notevole valore. Ciò che però probabilmente si intende non è tanto stabilire se, da un punto di vista teorico, Marx sia stato oggetto di studio, quanto se egli sia ancor oggi un autore “efficace”, ovvero utilizzabile per comprendere la realtà e, soprattutto, trasformarla. Alla dimensione teorica se ne affianca quindi una più genericamente culturale (Marx fra i padri spirituali del pensiero progressista) e, infine, una più strettamente politica (Marx strumento pratico di lotta). Di questi tre livelli, l'unico ad aver sostanzialmente retto al colpo mortale inflitto dalla fine del cosiddetto “socialismo reale” mi pare sia il primo. Renaissance è allora forse da intendersi come auspicio che, da questo livello base, si torni a dare un contenuto più sostanzioso anche agli altri due; in questa prospettiva pare effettivamente essere rinato un interesse più diffuso, né strettamente teoretico né immediatamente politico, nei confronti della sua opera; dal primo livello, Marx sta riguadagnano terreno nel secondo. Il terzo pare al momento decisamente fuori portata, almeno in numerose realtà occidentali.

Non c'è bisogno di spendere molte parole per ricordare il peso della svolta – proprio “die Wende” la chiamano convenzionalmente in Germania – rappresentata dalla caduta del muro di Berlino, e non solo dal punto di vista degli equilibri geopolitici mondiali dei quali non si intende ovviamente parlare in questa sede. La “svolta” si è verificata anche nella popolarità dei padri fondatori del movimento operaio, caduti in disgrazia insieme a coloro i quali vi si richiamavano. Ciò si è legato in parte a quello che il mio compianto maestro Alessandro Mazzone chiamava marxismo “fideistico”: costruire una religione del comunismo, un nuovo senso comune (“visione del mondo”) di classe, era stato un progetto perseguito scientemente e con successo, almeno fino ad un certo punto, dal Partito Comunista Italiano. Pur non ignorando gli aspetti positivi di un siffatto programma, bisogna riconoscere che esso non viveva tanto della forza teorica, quanto della efficacia nell'azione del partito. Per questo tipo di marxismo non c'era bisogno di leggere i classici; era più importante l'interpretazione illuminata che il testo.

Questo fuoco, che una volta divampava, si era dunque affievolito fino, apparentemente, a spegnersi. Eppure, sotto la cenere, ha continuato a covare ed oggi pare timidamente riprendere un qualche vigore, proprio perché Marx sembra, nonostante tutto, uno dei pochi ad avere delle risposte, o quanto meno delle spiegazioni plausibili, per fenomeni che le dottrine imperanti neppure contemplano. Quanto meno nel senso comune progressista, infatti, una parte della strumentazione marxiana non è mai completamente venuta meno: concetti come “lotta di classe”, “sfruttamento”, “sovrapproduzione”, “crisi”, “mercato mondiale” sono ben radicati nella testa di molte persone. Smaltita l'ubriacatura neoliberista e preso atto delle mai avviate magnifiche sorti e progressive si è dovuto riconoscere che, nella difficoltà, la maggior parte delle teorie ortodosse non aveva che frecce spuntate; bisognava quindi ricorrere all'eretico. Proprio per queste ragioni divenute senso comune di molti, si registra forse un rinnovato interesse verso il suo nome.

Tanto la ripresa dell'interesse per Marx nel senso comune progressista, quanto un uso più esplicitamente politico del suo pensiero vivono, tuttavia, della sua solidità teorica. Il mestiere degli studiosi più o meno professionisti è cercare di verificarla, ricostruirla, migliorarla se possibile. C'è una Marx-Renaissance in questo ambito? Partiamo dalle fondamenta.


2. Paradossalmente, proprio nel periodo più buio per l'efficacia politica di Marx è in corso di realizzazione un progetto il cui impatto sulla qualità della ricerca scientifica si prospetta decisivo: la pubblicazione della nuova edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels, la seconda Marx-Engels-Gesamtausgabe.

Essa fu iniziata ai tempi del “socialismo reale”, nel 1975, nell’ambito di una collaborazione internazionale con enti occidentali. Attualmente la base operativa è l’Accademia delle scienze di Berlino e del Brandeburgo, ma il progetto ha largo respiro con gruppi di lavoro che vanno dal Giappone alla Russia. È imponente: dopo il ridimensionamento sono previsti complessivamente 114 volumi (alcuni in più tomi), ciascuno con un volume di apparato. Vorrei fare un paio di esempi per rendere più tangibile come le cose stiano cambiando. Alcune opere fondamentali su cui si è basata l’interpretazione tradizionale semplicemente non esistono affatto, o esistono in una forma radicalmente diversa rispetto a quella in cui le si è lette storicamente. I cosiddetti Manoscritti economico-filosofici del ’44 per esempio, apparsi dopo la morte dell’autore negli anni ’20 del secolo scorso nella prima Marx-Engels-Gesamtausgabe, sembrano essere in realtà una serie di appunti il cui ordinamento, da sempre discusso e discutibile, pare, comunque lo si concepisca, insufficiente. La stessa Ideologia tedesca, la cui edizione critica è in corso d'opera, si è dimostrata non essere altro che una serie di articoli raccolti per un progetto di rivista poi mai realizzato e rimasti insieme, non una “opera”. Il Capitale costituisce poi un fertile terreno. Come è noto, Engels ha curato l’edizione del II e del III libro dopo la morte di Marx; considerando lo stato di elaborazione dei manoscritti era inevitabile un suo radicale intervento redazionale per dare ad essi versione “compiuta”. Ora sono finalmente stati pubblicati tutti i manoscritti originali, l'ultimo uscito appena alcuni mesi fa, su cui valutare effettivamente l’intervento del “secondo violino” e l’effettiva consistenza dell’opera marxiana. Sono apparsi anche tutti i materiali preparatori a partire dal 1857 in parte già editi ma in parte no (Marx ha riscritto per ben tre volte quasi tutto in tre ampi manoscritti negli anni 1857/58, 1861/63, 1863/65). Sempre a titolo di esempio, la IV sezione dell’opera conterrà tutti i quaderni di appunti per lavori realizzati e non, una vera miniera per i ricercatori.

Gli effetti di questa pubblicazione sul dibattito recente sono differenziati. Si tratta tuttavia di una grande occasione per ripensare le fondamenta del pensiero di Marx e valutare se e come sia possibile ricostruire su di essa un senso comune e, eventualmente, una politica. Ad essere cambiate non sono infatti tanto le interpretazioni, quanto lo stesso oggetto di ricerca.


3. Prendere atto di questa grande novità è necessario, ma di per sé non è sufficiente; una Renaissance della lettura critica di Marx si è sviluppata infatti parallelamente all'edizione ed in certi casi indipendentemente da essa; ampi dibattiti si sono sviluppati in vari paesi, in gran parte in maniera automa. Venendo tutti noi curatori da studi marxiani ed in particolare dalla MEGA, ci siamo resi conto, ad un certo punto, del carattere per diversi aspetti provinciale di gran parte delle ricerche svolte; difetto che ovviamente riguardava noi in prima persona: per quanto ci fossimo sforzati di essere almeno informati sugli studi in vari paesi occidentali, alla fine abbiamo dovuto riconoscere di sapere ben poco, per esempio, del dibattito cinese o giapponese, o di quello latino-americano, senza escludere diversi paesi europei. A giudicare dalle varie bibliografie in calce a numerosi studi in circolazione, questa attitudine casalinga è risultata ahimè tutt'altro che isolata; ciò vale in modo particolare per il dibattito in lingua anglosassone, l'idioma universale il quale, forse proprio per questa sua caratteristica, è paradossalmente il più limitato, in quanto ignora, ovviamente con le dovute eccezioni, tutto ciò che non venga tradotto in inglese (ad onor del vero a partire dalla stesse opere di Marx ed Engels).

Alla luce di tutto ciò, ci è parsa utile l'idea di un resoconto delle maggiori discussioni internazionali. A questo scopo, si è cominciato a riflettere su possibili autori e a delimitare il tema; infatti, una trattazione “complessiva” sarebbe risultata purtroppo impossibile, perché, nonostante tutto, il materiale era ingente e sicuramente avrebbe travalicato lo spazio a nostra disposizione. Ci si era quindi risolti ad escludere la dimensione più ampiamente politico-culturale e a restringere il campo al dibattito teorico su Marx nel “nuovo millennio”. Delimitata questa area, tuttavia, ampio spazio è stato lasciato ai singoli autori, che hanno evidentemente fornito un resoconto dal loro autorevole punto di vista. Ciò ha determinato qualche difformità di approccio, ma, più che un difetto, a noi questa è sembrata una ricchezza, garantendo al lettore una visuale multi-prospettica sulle questioni legate a Marx oggi in varie parti del globo.

Di limitazione in limitazione, era ovviamente impossibile includere il mondo intero. È stato quindi inevitabile ridurre ulteriormente il raggio d'azione, selezionando alcuni paesi in cui, a nostro modo di vedere, più vivace era la discussione. Con ciò non si intende ovviamente sottovalutare il contributo dei paesi non considerati; purtroppo è stato necessario operare delle scelte. Altrettanto impossibile era che i singoli autori riuscissero a tener conto di tutti i lavori apparsi nel proprio paese. Per farla breve, non si hanno pretese di completezza; si tratta piuttosto di una panoramica limitata tanto nello spazio (per le nostre scelte “geografiche”), quanto nell'approccio (per i limiti al tema da noi imposti e per lo sviluppo personale dell'argomentazione proposto dai vari autori). Pur con tutte queste restrizioni, a nostro avviso il risultato è un apprezzabile quadro del dibattito teorico internazionale su Marx negli ultimi quindici anni, molto utile per chi voglia quanto meno iniziare ad orientarsi in questo vasto ambito.

Risparmio al lettore una noiosa serie di riassunti dei vari contributi, lasciandogli il piacere di addentrarsi personalmente nel cospicuo corpus di saggi che seguono; neppure intendo esprimere giudizi di merito o tentare un improbabile bilancio. Quanto mi pare si possa pacatamente osservare è che ci troviamo in un momento ricco di potenzialità, da una parte grazie alla nuova edizione storico-critica, dall'altra alla vitalità e ricchezza di numerosi contributi che, seppur marginali rispetto al ruolo centrale giocato da Marx fino a pochi decenni fa, dimostrano una capacità interpretativa alla quale non avrebbe senso rinunciare. Forse il vecchio Moro era stato messo in soffitta troppo rapidamente; almeno per interpretare il mondo attuale pare necessario rimetterlo sugli scaffali della libreria buona. Certo, Marx ammoniva che limitarsi a interpretare il mondo non basta, perché “si tratta di cambiarlo”; che non basti non significa però che non sia necessario.

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