Saturday 10 July 2021

Finalmente Marx torna nella scuola e nell’università - La Città Futura


Finalmente Marx torna nella scuola e nell’università



Una pregevole iniziativa editoriale: è uscito nel maggio scorso un libro per l’università di Roberto Fineschi interamente dedicato a Marx. Si copre così un vuoto clamoroso.

di Ascanio Bernardeschi 02/07/2021 Recensioni





L’opera di Karl Marx, e soprattutto la sua critica dell’economia politica, per quanto dimostratasi di grande attualità nel contesto della terribile crisi che sta attraversando l’economia mondiale e per quanto studiata in ogni parte del mondo, ha una collocazione marginale nella nostra università. Questa marginalizzazione costituisce una conferma del nesso fra scienza e ideologia e della giustezza dell’asserzione marxiana secondo cui chi detiene i mezzi di produzione detiene anche quelli di produzione delle idee.

Bisogna risalire a un’altra era per trovare testi per le università italiane dedicati esclusivamente a Marx, a parte un recente testo di Petrucciani per Carocci, che però non dà conto sufficientemente delle nuove evidenze testuali e delle ricerche filologiche connesse alla nuova edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels, la seconda Marx-Engels-Gesamtaugabe (MEGA2). È noto infatti che molte opere di Marx rimasero inedite lui vivente e vennero pubblicate successivamente con modifiche editoriali più o meno congrue, condizionandone la ricezione. La nuova MEGA2 presenta invece tutti i manoscritti nella loro forma originale rendendo Marx, per molti aspetti, “un autore nuovo”.

Roberto Fineschi, un filosofo profondo conoscitore di quella monumentale operazione editoriale e del dibattito a essa connesso, con la pubblicazione del suo Marx per i tipi di Morcelliana/Scholé – acquistabile anche con la carta del docente – copre così un vuoto che era inammissibile.

Il libro, per la semplicità del linguaggio utilizzato, non è destinato solo agli studenti universitari, ma si presta anche alla formazione di quadri militanti e a un primo approccio con il fecondo pensiero marxiano.

Questo suo carattere, che lo rende un buono strumento divulgativo, non è a discapito della serietà della ricostruzione del lascito del Moro e della trattazione puntuale dei più importanti problemi connessi alla recezione di Marx e al dibattito intorno ad alcune questioni chiave.

Il volume si apre con una sintetica ma utile biografia per poi entrare nel cuore dell’analisi delle opere, dal periodo giovanile alla maturità. Gli scritti che precedono Il capitale sono classificati seguendo il percorso intellettuale del grande padre del socialismo scientifico: il giovane hegeliano, il liberale radicale, il percorso verso il comunismo, l’acquisizione che l’essenza umana sia data dal lavoro e non dal pensiero con la connessa concettualizzazione dell’alienazione, il percorso verso il materialismo storico e verso la critica dell’economia politica, l’impegno politico e la scrittura del Manifesto del Partito Comunista, concludendo con un bilancio complessivo del Marx giovane e delle sue tappe evolutive – la ricezione della teoria hegeliana attraverso Bruno Bauer che lo portano a parlare di Hegel e della sua dialettica come imperniati sull’idealismo speculativo; analogo discorso per la ricezione attraverso Ludwig Feuerbach in cui però l’inversione fra soggetto e oggetto, fra pensiero ed essere conduce alla sostituzione dell’uomo all’autocoscienza e del lavoro alienato allo spirito; la prima concezione embrionale di “modo di produzione” e delle relazioni sociali storicamente determinate da tale modo e contemporaneamente ostacolo all’ulteriore sviluppo delle forze produttive, con la lotta di classe che diventa il vero motore della storia; l’approfondimento di alcune categorie centrali dell’economia politica in polemica con Proudhon.

Venendo al Marx maturo, particolarmente diffusa e puntuale è la ricostruzione del Capitale, a partire dagli scritti preparatori. Fineschi non manca di evidenziare il suo carattere di opera incompiuta e tuttavia ricca di spunti geniali e di previsioni che si sono dimostrate sorprendentemente azzeccate.

In questa parte viene premessa la storia della parziale realizzazione di un ambizioso progetto originario in 6 libri: Capitale, Lavoro salariato, Rendita, Stato, Commercio internazionale, Mercato mondiale. Di questo progetto ci è pervenuto solo il primo libro – Il capitale, appunto, a sua volta articolato in 3 libri di cui solo il primo redatto in forma definitiva – e una mole di scritti preparatori di cui Fineschi dà puntualmente conto.

Sia pure nei limiti di una trattazione sintetica, l’autore ci fa entrare nella logica del capolavoro marxiano a partire dal concetto fondamentale di merce, delle sue opposizioni interne che si superano dialetticamente pervenendo ai concetti di denaro, circolazione delle merci, capitale e sua metamorfosi, lavoro concreto e astratto, processo produttivo, valore e plusvalore.

Ne viene fuori un oggetto che, costituito di “lavoro morto” – cioè speso in passato e appropriato dai capitalisti – e di disponibilità di forza-lavoro, rincorre incessantemente la propria autovalorizzazzione succhiando “lavoro vivo” cioè il lavoro in essere, il dispendio di lavoro da parte del lavoratore che è espropriato dei mezzi di produzione e viene sussunto, sia formalmente che realmente sotto il capitale.

Il risultato di questo processo del capitale pone i presupposti della propria esistenza, cioè la concentrazione dei mezzi di produzione nelle proprie mani e l’esistenza di un diffuso mercato che include anche la particolare merce forza-lavoro “libera” in un duplice senso: 1) non vincolata da rapporti di dipendenza personale e 2) libera dal possesso dei mezzi di produzione e di sussistenza.

Non vene omesso di rimarcare, anche a proposito dell’accumulazione, la distinzione concettuale fra l’accumulazione storicamente indeterminata e la forma storicamente determinata che essa assume all’interno del modo di produzione capitalistico. Questa puntualizzazione del rapporto fra livello transtorico e storico costituisce il leitmotiv che percorre tutta l’opera marxiana e che Fineschi legge hegelianamente come “l’esistenza dell’universale nel particolare; il primo si può separare dal secondo solo per astrazione intellettuale, ma mai realmente”.

L’autore tratta anche gli altri argomenti: il salario, l’accumulazione originaria, la circolazione, la rotazione e la riproduzione del capitale, la trasformazione del plusvalore in profitto, la formazione di un profitto medio e la famosa trasformazione dei valori in prezzi di produzione, la legge della caduta tendenziale del saggio del profitto, il credito e il capitale fittizio, la rendita. Renderne conto richiederebbe uno spazio eccessivo per una recensione. Basti dire che una serie di questioni ampiamente discusse e controverse vengono trattate con padronanza e chiarezza, anche nella parte successiva del saggio in cui viene proposta un’analisi di alcuni concetti chiave: materialismo storico e dialettico, lotta di classe, comunismo, metodo dialettico, alienazione e feticismo della merce, “valore-lavoro”, espressione fra virgolette in quanto Fineschi si preoccupa di puntualizzare come non fosse stata utilizzata da Marx, e trasformazione.

La trattazione si conclude con una sintetica storia della ricezione. Anche i questo caso, essendo tantissimi gli autori che si sono occupati di Marx, vengono rammentati i contributi più importanti a partire, ovviamente da quello di Engels: Kautsky, Bernstein, Lenin, Luxemburg, Hilferding, Bucharin, Trockij, Gramsci, Stalin, Labriola, Grossman, Lukács, Korsch, Mao, Adorno, Marcuse, Galvano Della Volpe, Sartre, Althusser, Colletti, Luporini, Badaloni, Sweezy e Baran, Timpanaro, Panzieri, Tronti, Toni Negri, Backaus, Reichelt, Sraffa, Steedman, Garegnani e altri.

Molto importante e utile è anche la ricchissima bibliografia.

Si tratta in conclusione di un libro prezioso che sarebbe utile fosse presente in tutte le biblioteche popolari e, perché no?, anche nelle biblioteche personali dei militanti.



Note:

[1] Roberto Fineschi, Marx, Morcelliana/Scholé, Brescia, pp. 192, € 16,00.

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