Working paper: Controversie sull’Ideologia tedesca. Dalla filologia all’interpretazione
Roberto Fineschi
Circa un anno fa, su “Historia Magistra”[1] ho cercato di presentare al lettore italiano lo stato filologico corrente del testo noto come Ideologia tedesca dopo la sua ri-pubblicazione nella nuova edizione storico-critica[2]. Gli editori della MEGA2, provocatoriamente, hanno dichiarato che il testo non esiste e questo ovviamente ha dato adito a discussioni e dibattiti perché nella ricezione grande peso è stato dato a questo testo come luogo di origine del “materialismo storico”. A mio modo di vedere, le dichiarazioni degli editori sono fattualmente vere, ma presentano il rischio di fuorviare la comprensione effettiva di che cosa fosse quel testo per gli stessi Marx ed Engels. Riprendo qui alcune delle conclusioni che avevo svolto nel suddetto articolo che sintetizzano il discorso. In una prima parte spiego in che senso gli editori della MEGA hanno sicuramente ragione; in una seconda cerco però di chiarire i rischi che si corrono prendendo troppo alla lettera le loro affermazioni. I fatti sono:
"1) Marx ed Engels non hanno mai scritto un libro dal titolo L’ideologia tedesca. Volevano invece dare alle stampe il primo numero di una rivista trimestrale alla quale dovevano contribuire diversi autori. L’impossibilità di pubblicarlo portò a ipotizzare la realizzazione, pure mai concretizzata, di un volume a sé che includesse solo i loro contributi.
2) A parte che [in una nota occasionale di Marx], nessuno dei due autori ha mai utilizzato “Ideologia tedesca” come titolo generale. In tutte le altre occasioni - lettere, articoli, opere, faldoni in cui il testo era conservato - tanto nel periodo giovanile che maturo non utilizzarono alcun titolo.
3) Mentre gli altri articoli erano pronti per la stampa, non esisteva un capitolo su Feuerbach. Il tradizionale capitolo su Feuerbach è una compilazione editoriale; come tale esso non fu mai scritto né da Marx né da Engels. I tentativi effettivi di scrivere il capitolo in bella si riducono a poche pagine.
4) La parte più corposa del testo, il cosiddetto “incartamento su Feuerbach” (H5), è costituita da tre sezioni: la prima è un articolo su Bauer, la seconda e la terza sono parti del saggio su Stirner. Questi testi, scritti originariamente non pensando a un capitolo su Feuerbach ma rispettivamente su Bauer e su Stirner, furono successivamente estrapolati e messi l’uno accanto all’altro con numerazione progressiva.
5) Marx ed Engels mai considerarono questi manoscritti (H2-H8) pezzi di una esposizione unitaria del capitolo su Feuerbach. Si tratta di manoscritti separati, a livelli di elaborazione estremamente diversi[3]".
Gli editori delle MEGA hanno quindi ragione nel sostenere che l’edizione tradizionale è inaccettabile, soprattutto nella versione di Adoratskij apparsa nella prima MEGA, e che il capitolo su Feuerbach è una compilazione editoriale, completamente arbitraria nella versione Adoratskij ma comunque filologicamente inaccettabile pur nella più corretta versione Riazanov[4].
Detto quindi chiaramente che la versione tradizionale non può più essere considerata un valido testo di riferimento e che quindi “non esiste” nei termini storici tradizionali, bisogna stare attenti a non farsi prendere la mano e arrivare a conclusioni errate. Infatti un testo esiste ed ha un livello di elaborazione abbastanza avanzato. Sempre nel menzionato articolo ricostruivo la questione elencando i seguenti dati di fatto:
"1) Marx ed Engels volevano fare i conti con Stirner, Bauer e con i Veri socialisti; scrissero degli articoli pronti per la pubblicazione con questa precisa intenzione;
2) nel corso di questo confronto individuarono una serie di punti che li spinsero a estrapolare delle parti di testo, originariamente destinate rispettivamente a Bauer ed a Stirner, da utilizzare come materiali per un capitolo su Feuerbach;
3) emerge quindi successivamente il netto proposito di un capitolo su Feuerbach; la classificazione di questi materiali in questo contesto è resa ancora più esplicita dalla rinumerazione progressiva delle pagine dell’“incartamento”;
4) ci sono poi i tentativi, pochi, brevi e in parte cancellati, di riscrittura in bella di questo capitolo"[5].
Alla luce di queste considerazioni credo oggettive, commentavo:
"Tutto ciò lascia concludere, a mio modo di vedere, che, pur essendo fattualmente vero che non esiste L’ideologia tedesca ed in particolare il capitolo su Feuerbach, posta in questi termini la questione rischia di essere fuorviante. Credo si possa ritenere acclarata l’idea di una pubblicazione critica sugli autori menzionati, comunque la si voglia chiamare; altrettanto evidente è un certo livello di lavorazione per un capitolo su Feuerbach"[6].
Del resto la sua esistenza è esplicitamente testimoniata dagli stessi Marx ed Engels che fanno riferimenti diretti al manoscritto in varie opere pubblicate. Solo ricordando i passi più famosi, Marx lo menziona nella Prefazione a Per la critica dell’economia politica[7], Engels sia nel Ludwig Feuerbach[8] che nell’Origine della famiglia[9]. Insomma, se lo dicono loro che quel testo esisteva, perché dovremmo negarlo noi? Semmai, quanto emerge chiaramente dai riferimenti dei due autori è un giudizio sostanzialmente negativo su quel testo, considerato immaturo ed inadeguato contenutisticamente e teoreticamente. Il mito della fondazione del materialismo storico in quella sede è opera successiva: fu Mayer, biografo di Engels, a inaugurare questo tipo di interpretazione[10].
Nel complesso, dunque, quello che si evince dalla pubblicazione di questi manoscritti e da quella di altri testi conosciuti come Manoscritti economico-filosofici del ‘44 (questi davvero non esistenti come opera) è un deciso ridimensionamento dell’importanza dei cosiddetti scritti giovanili e del loro valore teorico nel progetto complessivo marxiano. Essi sono importanti fasi di passaggio ma, filologicamente, appare esagerato trovare in essi “fondazioni” e “dimostrazioni” dei concetti fondamentali di Marx. Se dunque non credo abbia molto senso sostenere che l’Ideologia tedesca non esiste, pare tuttavia ragionevole contestualizzarne il contenuto e non sopravvalutarne il valore teorico. Quanto semmai ha effettivamente dimostrato la MEGA è che prima del 1857 non esiste una vera elaborazione originale di Marx della teoria economica/storica/sociale del modo di produzione capitalistico[11].
Se, schematicamente, si può sintetizzare quale avanzamento e quali limiti abbia questo testo, credo si possa sostenere quanto segue:
1) Dai materiali per il capitolo su Feuerbach emerge un concetto fondamentale che così riassumevo nel più volte citato articolo:
"la produzione materiale è la chiave della teoria dell’autocoscienza e dell’alienazione, l’economia politica classica è la chiave delle speculazioni dei giovani hegeliani, inclusa l’antropologia materialistica di Feuerbach. Questa è sicuramente un’acquisizione importante che non sarà mai più abbandonata e segna una svolta che sicuramente già andava maturando nelle note del ‘44 e nello studio dell’economia politica"[12].
Ciò è sicuramente di grande rilevanza, ma qualcuno potrebbe affrettatamente pensare che allora ci sia veramente la fondazione del materialismo storico. In realtà credo di no, perché c’è solo uno dei suoi elementi costitutivi, vale a dire la fondazione dell’ideologia nella struttura funzionale dei rapporti di produzione. Se questo è senz’altro importante, ciò che manca ancora è una teoria di questi rapporti di produzione, manca cioè... tutto, c’è solo l’idea di principio che però Marx non ha ancora concretizzato e che inizierà a formulare solo a partire dal 1857. Ciò che Marx ed Engels invece indicano in questi manoscritti come contenuto effettivo di una teoria del modo di produzione è una cosa molto imperfetta e sostanzialmente smithiana. Inevitabilmente semplificando, mi pare che emergano tre capisaldi:
"Se però si va a vedere come in questa fase si articoli la nozione di “struttura” o la nozione embrionale di “modo di produzione”, si riscontra che essa si sviluppa attorno a tre concetti fondamentali che sono 1) individui sostanziali che si attuano attraverso lo strumento di lavoro, 2) divisione del lavoro, 3) proprietà. Queste categorie ricordano in modo abbastanza esplicito il mondo di Adam Smith e dell’economia politica classica non in chiave critica, ma nei termini della sua stessa autocomprensione"[13].
La triade individui/divisione del lavoro/proprietà costituisce il fondamento della filosofia sociale smithiana e pensa la dinamica storica non in base alla dialettica di forze produttive e rapporti di produzione, ma come sviluppo della divisione del lavoro attuata da individui che si relazionano sulla base di rapporti di proprietà privata. Sebbene Marx abbia già l'idea della storicità dei rapporti di produzione e certo la sua posizione non sia tour court identica a quella di Smith, una formulazione teorica adeguata è ancora molto lontana: gli individui appaiono sostanziali, la divisione del lavoro viene presa come in Smith come un unico concetto senza la fondamentale articolazione di divisione del lavoro entro la società nel suo complesso e all’interno della sfera della produzione, la proprietà privata viene presa “in generale” senza determinazione storicamente specifica[14]. Nella teoria matura, l’accettazione di quella triade come fondamento della teoria sociale sarà alla base di ciò che Marx chiamerà feticismo della merce. Di materialismo storico ce n’è dunque solo un pezzettino; detto in maniera provocatoria, se si resta a questa formulazione si rischia seriamente di incappare nel feticismo della merce e di essere smithiani illudendosi invece di essere marxisti.
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[1] R. Fineschi, L’Ideologia tedesca dopo la nuova edizione storico-critica (MEGA2), in “Historia magistra”, n. 30/2019, pp. 89-104.
[2] K. Marx, F. Engels, Gesamtausgabe (MEGA). Herausgegeben von der Internationalen Marx-Engels-Stiftung Amsterdam. Erste Abteilung: Werke. Artikel. Entwürfe. Band 5: Karl Marx, Friedrich Engels: Deutsche Ideologie. Manuskripte und Drucke. Bearbeitet von Ulrich Pagel, Gerald Hubmann und Christine Weckwerth. Berlin, De Gruyter, 2017.
[3] R. Fineschi, L’Ideologia tedesca, pp. 100-101.
[4] Per i dettagli ivi, pp. 96-98.
[5] Ivi, pp. 101-102.
[6] Ibidem.
[7] K. Marx, Per la critica dell’economia politica, Roma, Editori Riuniti, p. 6.
[8] F. Engels, Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, trad. it. a cura di G. Sgro’, Napoli, La città del sole, 2009, pp. 52-53.
[9] F. Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, in Scritti maggio 1883-dicembre 1889, Milano, Lotta comunista, 2014, p. 65.
[10] Anche su questo aspetto rimando all’articolo su Historia magistra”, pp. 95-96..
[11] Per un primo orientamento a questo proposito si veda R. Fineschi, T. Redolfi Riva, La costruzione della teoria del modo di produzione capitalistico (1847-65), in S. Petrucciani (a cura di), Il pensiero di Karl Marx. Filosofia, politica, economia, Roma, Carocci, 2018, pp. 115 ss.
[12] R. Fineschi, L’ideologia tedesca, p. 104.
[13] Ibidem.
[14] La questione va approfondita, ma pare a me che Engels ragioni proprio in questi termini equivoci nel suo scritto L’origine della famiglia ecc. Non credo sia un caso che egli citi proprio in queste pagine “un vecchio manoscritto elaborato da Marx e me nel 1846” (op. cit., p. 65). Il materialismo storico come teoria generale della storia che, oltre al modo di produzione capitalistico, ponga la questione di una concettualizzazione effettiva di altri modi di produzione resta un capitolo tutto da scrivere.