Mario Dal Pra nella “Scuola di Milano”
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Mario Dal Pra non ha mai cessato di svolgere l’esercizio critico della riflessione filosofica attraversando differenti esperienze teoretiche e storiografiche. Formatosi nell’ambito della filosofia cattolica e realista, per alcuni anni ha condiviso una prospettiva incentrata su una forma metafisica di realismo dualista, mentre ha perseguito la possibilità di individuare un nesso critico tra ricerca storiografica e riflessione filosofica. Dal Pra non ha tuttavia mancato di confrontarsi con le inquietudini civili e sociali italiane del Novecento.
Insegnante liceale (per tre lustri, a Rovigo, Vicenza e Milano) ha progressivamente maturato un suo distacco critico radicale dal fascismo. All’indomani del 25 luglio 1943 si schiera con le forze dell’antifascismo, entrando nelle fila di Giustizia e Libertà, per poi svolgere, prima a Vicenza e poi, clandestinamente, a Milano, come Procopio, un’intensa attività partigiana in seno al movimento di Liberazione. Nel 1944 pubblica Valori cristiani e cultura immanentista in cui, delinea una sintesi tra immanentismo e cristianesimo, ed argomenta, more martinettiano, il diritto di resistenza armata alle forze del nazi-fascismo quale autentico atto di carità, scrivendo alcune delle pagine più alte della Resistenza italiana.
Con Andrea Vasa, condivide il trascendentalismo della prassi mentre, dopo aver fondato la Rivista di storia della filosofia (1946), continua un intenso lavoro storiografico pubblicando studi su Hume (1949), Lo scetticismo greco (19501, 19893), La storiografia fi losofica antica (1950), Amalrico di Bène(1951), Giovanni di Salisbury (1951), Nicola d’Autrecourt (1951) che integrano le precedenti monografie su Scoto Eriugena (19411 e 19522), Condillac(1942) e Maturi (1943). Nel 1956 Dal Pra succede ad Antonio Banfi sulla cattedra di Storia della filosofia, con la quale dà avvio alla formazione di una sua scuola storiografica.
Partecipa alla stagione del neoilluminismo e si avvicina all’empirismo critico e al trascendentalismo storico-oggettivo di Giulio Preti. Nell’ultima fase della sua riflessione elabora uno storicismo critico mentre realizza disamine come La dialettica in Marx (1965, 1972), Logica, esperienza e prassi (1976), Studi sul pragmatismo italiano (1984), Filosofi del Novecento (1989), nonché Ragione storia (1992), in cui ricostruisce, dialogando con Minazzi, la propria biografia intellettuale e civile. Anche in questa fase intreccia lo studio con la capacità di promuovere differenti progetti editoriali che, nel caso dell’opera pretiana, lo inducono ad avviare una felice serie di iniziative, coinvolgendo alcuni tra i suoi più giovani allievi, che hanno permesso una rinascita degli studi dedicati al pensiero di Preti, cui lui stesso contribuisce con gli Studi sull’empirismo critico di G. Preti (1988).
Fabio Minazzi (Varese 1955), Ordinario di Filosofia della scienza dell’Università degli Studi dell’Insubria, è Direttore scientifico del Centro Internazionale Insubrico (che ha fondato nel 2009) e membro effettivo dell’Académie Internationale de Philosophie des Sciences di Bruxelles. Autore di più di cento volumi (tra monografie e curatele) si è formato con Ludovico Geymonat e Mario Dal Pra, con i quali ha variamente collaborato per riattivare il programma di ricerca del razionalismo critico che ha nella “scuola di Milano” una sua paradigmatica espressione.