Sunday, 22 June 2025

Esame di Stato amore mio

Esame di Stato amore mio


I



Mi ritrovo in questa stanza
col volto di ragazzo, e adolescente,
e ora uomo. Ma intorno a me non muta
il silenzio e il biancore sopra i muri
e l'acque; annotta da millenni
un medesimo mondo. Ma è mutato
il cuore; e dopo poche notti è stinta
tutta quella luce che dal cielo
riarde la campagna, e mille lune
non son bastate a illudermi di un tempo
che veramente fosse mio. Un breve arco
segna in cielo la luna. Volgo il capo
e la vedo discesa, e ferma, come
inesistente nella stanca luce.
E cosi la rispecchia la campagna
scura e serena. Credo tutto esausto
di quel perfetto inganno: ed ecco pare
farsi nuova la luna, e – all'improvviso –
cantare quieti i grilli il canto antico.



Pier Paolo Pasolini, Appendice I a «Dal diario» (1943-1944), in Tutte le poesie, tomo I, a cura di Walter Siti, Milano, Mondadori, 2009.





È questa la poesia di Pasolini scelta dagli esperti del Ministero come prima traccia per l’Esame di Stato dell’anno corrente. Non è certo tra le sue più famose e non è sicuramente rappresentativa della sua poetica matura. Forse era meglio scegliere altro?

Alcuni obiettano che sarebbe stato semplice buon senso tenere conto di quanto segue:

1) pochissime classi, un’esigua minoranza, arrivano a trattare Pasolini;

2) se ci arrivano, certo non considerano le poesie giovanili inedite;

3) i manuali stessi ignorano in genere questa fase, neppure contemplata nella pagine dedicate all’illustre intellettuale (anche i testi universitari sono in genere parchi in proposito).

La sintesi dei tre punti è: perché proporre qualcosa che in genere non si fa?

È questa una linea di ragionamento che si presta a una contro-obiezione immediata e in fondo legittima: lo studente deve aver maturato le “competenze” per analizzare qualsiasi tipo di poesia, quindi non è rilevante che essa sia famosa, celebrata e via dicendo, basta che sia un testo poetico.

È un’obiezione però che, espressa in questi termini, risulta debole; si potrebbe infatti replicare: perché allora non mettiamo una poesia che ha scritto mio zio Gino o una preparata ad hoc da un sottosegretario del Ministero? In base a quanto assunto non farebbe differenza. La scelta invece di un “classico” è legata al suo status e quindi anche il livello del testo selezionato deve tenerne conto. Qui credo stia il vero problema.

Non intendo dire che la poesia non andasse selezionata perché è “brutta” (non si tratta di emettere sentenze di tal genere). È piuttosto decisiva la rilevanza che lo stesso Pasolini e la critica qualificata le hanno attribuito per sancirne lo status di classico e quindi l’eleggibilità a testo per l’Esame di Stato. Credo si possa serenamente affermare che questo status non c’è.

Mettendo da parte la versificazione in dialetto, lo stesso poeta ha scelto dalla sua vasta produzione poetica degli anni Quaranta che cosa dare alle stampe: la raccolta L’usignolo della Chiesa Cattolica raccoglie le poesie da Pasolini ritenute più significative del periodo 1943-1949. Il testo in questione non è contemplato.

L’obiezione adesso è: perché si tratta di componimenti di carattere diaristico, allotri rispetto al tema della raccolta. Giusto. Vediamo però allora che cosa Pasolini intendesse fare di questi componimenti a carattere diaristico.

Come spiegano dottamente i curatori dei volume dei Meridiani contenenti tutte le poesie, nel 1953 Pasolini ipotizza di pubblicare questi testi giovanili con l’editore Salvatore Sciascia (omonimo ma non parente, per quanto amico, del più celebre Leonardo). In una lettera del 5 novembre spiega la struttura dell’opera completa: oltre all’Usignolo, ipotizza un Diario I. ‘43-’47, un Diario II ‘48-’49, 53 e Lingua.

L’editore accetta un progetto in scala ridotta che porterà alla pubblicazione nel 1954 del volume dal titolo Dal diario (1945-47). Dovendo scegliere, Pasolini scarta gli scritti precedenti il 1945… cui appartiene il testo scelto dal ministero.

Dai vari incartamenti superstiti nel lascito, i curatori del Meridiano sono riusciti a ricostruire il progetto anche di Diario I di cui avrebbe fatto parte la nostra poesia rimasta però inedita. Anche nell’edizione di Tutte le poesie è un testo pubblicato come appendice a una raccolta già di per sé considerata minore.

Si tratta, per farla breve, di un testo, a voler essere generosi, “minore”. È ovviamente di grande interesse per gli specialisti per comprendere l’evoluzione della poetica pasoliniana in una fase delicata del suo sviluppo intellettuale. Certamente, a giudicare dall’autovalutazione del poeta, non una poesia indispensabile, non un suo capolavoro, non un classico.

Per questa ragione, forse si poteva scegliere altro.

II


In secondo luogo, c’è da notare come le tracce B (in particolare quella sul rispetto e quella sull’antropocene) e C (mafia e social) avessero, quale più quale meno, un’impostazione moraleggiante dove da una parte c’è l’individuo con la sua responsabilità soggettiva e dall’altra il mondo, la natura, la società rispetto alle quali egli/ella ha dei doveri che riesce più o meno ad adempiere.
Lo studente poteva ovviamente scardinare questo impianto e incardinare questo astratto schematismo naturalistico e religioseggiante in un contesto di storia, classi, conflitti concreti. Certo, non è ciò che suggeriva il tema.
La stragrande maggioranza dei candidati ha svolto il tema sul rispetto, quello che più si prestava allo schematismo dei buoni sentimenti e delle attitudini cui ahimè non riusciamo soggettivamente a star dietro. Il rischio, nella maggioranza dei casi, è quello della carrellata di luoghi comuni che finiscono per ripetere il contenuto già presente nella traccia in modo più o meno fedele e linguisticamente appropriato.
Se da un lato gli studenti studiano storia, letteratura, scienza, tutte discipline che nella loro pratica hanno intrinseca la storicità, l’idea di sviluppo, di costruzione processuale, a livello di autocoscienza sono incapsulati in una concezione personalistica (prodotto feticistico necessario della società mercantile) che non consente loro nemmeno di collegare a livello epidermico quello che studiano con quello che vivono.
Le tracce, più che proporre un’uscita da questi schemi, li incoraggiavano andando a solleticare il moralista che si nasconde nel fondo del cuore di molti.


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