Tuesday, 9 September 2025

Genova per noi…


Genova per noi…

Genova per noi che veniam... da un paradiso ovattato da una profusione di soldi (ora finito e forse non tra molto in progressiva seria difficoltà) è un bagno di realtà. Città solo in parte gentrificata vede ancora vivere uno accanto all’altro il ricco e il povero, il locale e l’immigrato, ecc. Colori, odori, un mondo in parte ancora deandreiano dà l’immagine di una realtà viva in tutte le sue contraddizioni. Bell
a e drammatica…
Spinto dalla curiosità compro un libro dal significativo titolo “Storia dei genovesi”. L’autore sa di che cosa parla, ma non sa che cosa significa storia e società e scrive un libro come non va scritto, se non cadendo nei luoghi comuni identitari (quelli che poi sfociano nel fascistoide).
Chi sono i “genovesi”, o i “senesi” o gli italiani e via dicendo? In base alla narrazione sostanzialmente evenemenziale, e solo rapsodicamente sostanziale, della vicenda si direbbe che sono le classi dirigenti.
È il tipo di identificazione che nasconde l’egemonia di siffatte classi che, grazie a tale etichettatura generale, riescono a coinvolgere i subalterni come se fossero accessori rispetto al ruolo e la funzione di leadership che esse hanno avuto.


Ovviamente in un certo senso è vero che tutti gli individui che hanno partecipato a quelle vicende storiche sono “genovesi”, ovvero tutti i membri di quel *sistema sociale* sono stati momenti di un processo in cui esistono ruoli e funzioni specifiche di cui le classi dirigenti hanno il ruolo apicale. Questi ruoli sono però ben diversi e conflittuali, non solo a livello infraclassista (questo lo considera anche il nostro autore) ma interclassista.
Ecco il meccanismo egemonico: nel sovrapporre genovesi e classi dirigenti di quel sistema genovese si crea un’egemonia e un’identificazione di tutti (subalterni inclusi) nella politica di chi quei processi ha gestito da posizione dominante.


È in sostanza il meccanismo fondamentale del nazionalismo, dell’identitarismo astratto per cui i contraddittori processi storici vengono ridotti a una matrice comune (non processuale ma “data”) il cui vero soggetto sono le classi dirigenti. Tifiamo così per la locale squadra di calcio, per la contrada, per la nazione, ecc., per la nostra *casa comune* in cui le classi dirigenti ci apparecchiano una giocosa subalternità. Anche nei libri di storia fatti male (o fatti ad hoc).

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