Avendo essi avuto una minima eco, raccolgo qui alcuni post recenti da facebook sulla guerra in Ucraina e manifestazioni "pacifiste" per salvarli dalla dispersione.
14 febbraio.
Rilanciavo un post del 20 marzo 2022 dove anticipavo conclusioni poi verificatesi.
20 febbraio
Cortocircuiti (apparenti e reali)
La guerra in Ucraina l'hanno voluta vari governi degli Stati Uniti. L'idea parte da lontano, ma diventa più concreta con l'espansione NATO verso est, il colpo di stato di Maidan, le devastazione in Donbass e poi la guerra vera e propria (non per dire che altrimenti in Ucraina sarebbe stato il paradiso terrestre, beninteso, ma ciò non significa non guardare in faccia la realtà).
Sin da Maidan è un processo in cui gli USA scavalcano l'Europa (fuck the UE) e poi via Boris riscavalcano i tentativi di trattativa di Germania e Francia che evidentemente avevano capito l'andazzo.
L'obiettivo primo era rompere la connessione oriente/occidente con la via della seta che arrivava fino in Portogallo; correlatamente distruggere la Germania/Euro/farraginose-ambizioni-imperialiste-europee portandole alla condizione di vassalli stabilita con la fine della II guerra mondiale. Idealmente far crollare la Russia, ma pare irrealistico che si immaginassero di sconfiggerla sul campo (a meno di non fare ben altra guerra ovviamente). Che l'Ucraina e nemmeno l'UE partecipino alle trattative di pace la dice lunga su chi fossero i reali attori.
La definizione dell'orto di casa insomma, che il capitalismo al crepuscolo americano (vale a dire non valorizzante ma depredante) ha bisogno di tenersi ben saldo perché lo deve spolpare.
Allo stesso tempo far paura un po' a tutti: chi sgarra si becca una guerra (via terzi o diretta a seconda dei casi). Il governo US vince anche solo destabilizzando le varie aree, affinché non si organizzino per creare circuiti alternativi al Sacro Graal (il dollaro che trasforma i debiti fuori controllo in risorsa).
Gli euromissili annunciati servono a ribadire questa politica e far star su il nuovo muro eretto tra oriente e occidente.
Trump dunque continua la politica precedente con altri mezzi, non c'è da stare tranquilli per niente, anche perché ora si passerà in maniera più drastica alla fase spolpamento.
Ovviamente doveva trovare un capro espiatorio e il buon Zelensky è la figura giusta da sacrificare sull'altare (ha le sue belle colpe ovviamente: si è infilato in un giochino non si capisce bene sperando in cosa, portando il suo popolo al massacro e il paese a parziale devastazione e a essere smembrato tra i vincitori economici e territoriali). Ma nella regia Zelensky è solo un elemento secondario; è in realtà tutta dei governi a stelle e strisce.
E veniamo all'ultima ruota del carro, l'Europa e quindi al ruotino di scorta, la sovrana Italia. La big melons scodinzolava prima e scodinzola ora, senza la minima preoccupazione di dover giustificare un'apparente inversione di rotta (invece è massima coerenza: non contiamo niente e ubbidiamo al padrone quale sia il suo gusto. E li chiamano fascisti... Ma qualche fascista vero c'è rimasto in giro o ci sono solo i picchiatori?). L'opposizione, incredibilmente, rivendica la politica di Biden... Non riescono ad avvantaggiarsi nemmeno dell'effetto collaterale positivo - la fine di una guerra insensata - e attaccano i governanti autoritari per continuare la guerra... Che sia il gioco della parti o convinzione, c'è veramente da disperare. Anche le difese d'ufficio delle avventate dichiarazioni presidenziali seguono la stessa falsariga (sfortunatamente anche della CGIL).
Purtuttavia, anche gli scarsi segnali di reazione a questa progetto di asservimento totale, se non si inseriscono in un più ampio progetto di cambiamento di rotta nelle politiche economiche, rischiano di restare "lotte ideologiche" nel peggior senso del termine, vale a dire aria fritta.
Se gli US passano, come sembra vogliano fare, a politiche di puro dominio e non dominio/egemonia come è stato per una lunga fase, stare dalla loro parte converrà sempre meno. Ovviamente non è che ci lascino scegliere (vedi guerra corrente e semi-occupazione militare europea). Opporsi a questo è una lotta che si articola su molti fronti.
2 marzo
Ancora sulla guerra
1) Le classi dirigenti imperialiste statunitensi (non i generici "Stati Uniti") non hanno perso nessuna guerra. Gli obiettivi per cui hanno spinto l'Ucraina al massacro erano 1) distruggere le ambizioni tedesche (fagocitatrici dell'Europa), 2) separare Asia ed Europa, 3) ridurre gli stati europei a mere colonie da spolpare. Che militarmente la guerra sarebbe stata persa era chiaro dal primo momento, non era quello l'obiettivo.
2) Non c'è dunque alcuna contraddizione tra Biden e Trump, sono due fasi dello stesso progetto. La guerra militarmente persa e la devastazione dell'Ucraina erano messe in conto fin dall'inizio. Ora che gli obiettivi veri sono stati raggiunti, si può tranquillamente scaricare il morto e depredarne le spoglie.
3) L'Europa? L'Europa come soggetto politico non esiste. In Europa non c'è solo scontro di capitali, ma di capitali che confliggono con altri atomisticamente e che si avvalgono della strumentazione statuale per vincere la competizione. Questa disunità, che nella fase precedente ha avvantaggiato alcuni, adesso implica la sconfitta di tutti. Non esistono le premesse economiche e formali affinché l'Europa possa agire come soggetto, quindi continuare a menzionarla come tale significa solo confondere la acque (o illudersi). L'Europa non ha inoltre capacità militare di fare alcunché; è una regione militarmente semi-occupata che non ha alcuna autonomia in uno scontro del genere.
4) Il volersi smarcare europeo dicendo che bisogna continuare è solo un tentativo di non perdere la faccia di fronte alla sfrontata evidenza sbattutagli in faccia di essere manovrati come soldatini da chi comanda davvero...
5) Del suicidio assistito autoimposto inizia ora a lamentarsi... il capitale ovviamente: i Berlusconi, la base imprenditoriale della Lega (ovviamente "preoccupata" per i "posti di lavoro persi"). La sedicente sinistra è pronta a perdere anche questo treno.
3 marzo
Oltre a Zelensky, Sir Starmer, Monsieur Macron, alla baronessa Von der Leyen, ai nostri più modesti Calenda e Schlein, sarebbe interessante sapere se agli ucraini interessa continuare una guerra a quanto sembra già persa sul campo senza obiettivi definiti (non potendo non considerare altro che chimerici quelli di tornare alla situazione pre-2014).
Quindi, per davvero, di che cosa si parla?
Se, come sostenevo in altro post, i governi US hanno sostanzialmente raggiunto gli obiettivi che si erano preposti e ora vogliono defilarsi pasteggiando sul cadavere, c'è da chiedersi se l'atteggiamento liquidatorio di Trump sia stato oculato. Umiliare le vittime dei propri piani (UE e Ucraina nello specifico) nemmeno invitandoli ai negoziati è un bagno di realtà al quale non erano pronti. Ciò impone una reazione.
Quale in apparenza, ma con quali obiettivi effettivi?
In apparenza ha la forma di continuare con la retorica della giusta guerra difensiva, ovvero la paccottiglia ideologica che ci hanno propinato per tre anni e che lo stesso Trump ha ufficializzato essere spazzatura. Nella realtà temo che l'UE voglia più prosaicamente sedere al tavolo e *avere almeno le briciole del bottino* (povera Ucraina).
Ma siccome in realtà l'UE non esiste come soggetto politico, in questa trattativa si ripresenteranno probabilmente i rapporti di forza a essa interni che non hanno permesso di bloccare i progetti a stelle e strisce e che difficilmente produrranno qualcosa di buono adesso.
Un esito possibile è che ciascuno vada da Trump alla spicciolata col cappello in mano offrendo, in cambio di un trattamento di favore, il sabotaggio della fiera reazione europea. Staremo a vedere (ho già in mente un soggetto possibile di questa oculata politica...).
5 marzo
Altre considerazioni casuali:
1) la guerra è sostanzialmente persa sul campo, ci si arma dunque per cosa?;
2) anche riarmandosi, mai si raggiungerebbe una parità militare con la Russia, nemmeno nell'arco di decenni, dunque?;
3) dovesse l'Europa anche mai vagamente ipotizzare di raggiungere lo status di potenza militare competitiva, gli US non lo permetterebbero (non ci scordiamo che siamo territorio vassallo semi-occupato);
4) l'Europa come soggetto politico non esiste. Senza un'effettiva integrazione fiscale, amministrativa, economica, ecc. parlare di esercito europeo è appunto un pour parler; sarebbe una nuova variante dei tentativi interni di manipolazione a fini di qualche nazione, ovvero la strategia che ha portato al disastro attuale;
5) l'unica forma di pace possibile viene dall'integrazione economica e strategica con le forze potenzialmente avverse; ovvero quanto stava proficuamente avvenendo prima che intervenisse chi si riteneva danneggiato da questo processo.
La difficile valorizzazione del capitale limita le scelte possibili. Cercare di convincere le possibili forze popolari antagoniste che si combatte per il "bene" promuovendo una guerra insensata solo per essere ammessi al tavolo dei vincitori (ovvero la spartizione delle spoglie della povera Ucraina), non porterà lontano.
9 marzo
Modus tollendo tollens
1) L'UE è se e solo se è per la pace, i diritti e il lavoro (Landini dixit)
2) L'UE non è per la pace (riarmo), i diritti e il lavoro (ordoliberismo a gogo)
Ergo: L'UE non è.
Se UE non è, per che cosa va dunque a manifestare la CGIL (ed altri improvvidi accoliti che per natura loro sarebbero invece per pace e lavoro)?
Perché, anche a voler mettere da parte quello che sta accadendo adesso, in che cosa l'UE avrebbe rappresentato i valori della solidarietà (spoliazione greca), del lavoro (progressivo smantellamento dello stato sociale), pace (partecipazione dei suoi paesi a numerose operazioni guerresche fuori diritto internazionale)?
Siete ancora in tempo a ripensarci... ripensateci!
10 marzo
Modus ponendo ponens
1) Se l'UE rappresenta democrazia, pace, lavoro, allora sostenendo l'UE sostengo democrazia, pace, lavoro.
2) L'UE rappresenta democrazia, pace, lavoro.
Ergo: sostengo democrazia, pace, lavoro.
Il ragionamento è formalmente corretto, ma la verità della conclusione non dipende dalla correttezza del ragionamento formale, ma dalla verità delle proposizioni. Solo se esse sono vere, cioè corrispondono a stati di fatto della realtà esterna al ragionamento, è vera la conclusione.
Ovviamente sono "vere": per sostenere la pace, l'UE partecipa a delle guerre e si riarma; per sostenere la democrazia è basata su una banca centrale svincolata da qualsiasi controllo e da un parlamento che non conta niente, da una commissione che fa gli interessi del grande capitale di alcuni dei suoi paesi a discapito di altri; per sostenere la solidarietà e il lavoro permette concorrenza sleale tra paesi membri grazie a disparità del sistema fiscale, fa arricchire alcuni a discapito di altri con PIL a zero, incrementi salariali minimi o addirittura negativi, deindustrializzazione, azzeramento progressivo dello stato sociale.
Queste lungimiranti politiche adesso presentano il conto di una debolezza strutturale rimarchevole di fronte a chi invece è forte davvero. Alla fine hanno perso tutti e l'UE, per come è nata, strutturata e coerentemente gestita, è un irriformabile conclamato fallimento... per sostenere il quale è necessario scendere in piazza!
Finché lo fa Repubblica e il PD per sostenere i pochi capitali che ancora ingrassano (scilicet: produttori di armi) passi, che lo debba fare chi sostiene la causa della democrazia, della pace e del lavoro è il cortocircuito realizzato.
Ed è inutile nascondersi che la partecipazione di CGIL e ANPI a una manifestazione pro-UE in una fase in cui ciò addirittura include il pro-riarmo suona come una debacle finale. Pur essendo queste associazioni l'ombra di ciò che sono state, esse continuano a rappresentare per molti gli ideali di pace, lavoro, democrazia. Partecipare a una simile manifestazione in questo momento, a queste condizioni, è un colpo di grazia.
C'è ancora magine per tirarsi indietro. C'è margine per tutti coloro che sono dentro queste associazioni o partiti e che finora hanno ingoiato molti rospi per dire no.
11 marzo
Non sequitur
Credersi automaticamente di sinistra perché si è contro Trump o Putin non ha alcun senso logico.
Il ragionamento che molti fanno è: Trump e Putin sono autoritari, quindi essendo contro di loro sono contro l'autoritarismo, quindi sono di sinistra.
Corollario: se mi unisco a chi manifesta contro Trump e Putin, mi unisco ai "miei" e faccio qualcosa di sinistra.
Ora, se essere contro l'autoritarismo violento è sicuramente una condizione necessaria per essere di sinistra, non è una condizione sufficiente.
Infatti si può essere contro Trump e Putin anche esprimendo un'altra forma di autoritarismo o principi altrettanto nefandi. Altri "Trump e Putin" possono opporsi a Trump e Putin per loro interessi di parte che nulla hanno a che vedere con democrazia e lavoro.
È esattamente questo il caso della UE, un organismo basato per statuto su capitale e impresa, non democrazia e lavoro e che ha modalità di gestione e comando (via banca centrale europea e l'alleata commissione) che bypassano gli organi rappresentativi effettivamente eletti nelle singole nazioni. Sulla sua natura solidale possono per tutti testimoniare i greci. Sulla sua natura democratica i rumeni proprio adesso (o vince il mio o annullo le elezioni). Sulla sua natura pacifica i diversi stati suoi membri che hanno partecipato a guerre senza alcuna legittimità internazionale.
Questo organismo ora vorrebbe investire miliardi di euro non in democrazia e lavoro, ma in armi che in genere si usano per fare la guerra.
Appoggiare l'UE dunque non ha nulla di sinistra, ha semmai molto di sinistro in particolare ora che si cerca di far passare come qualcosa di progressivo una generale chiamata alle armi.
C'è ovviamene chi lo fa in malafede appartenendo alla cricca che ingrassa dalla guerra; ma c'è chi lo fa in buona fede, perché ormai non ci capisce più niente, si fida di quelli che crede essere suoi punti di riferimento per tradizione, oppure vive in un mondo intellettuale dell'Occidente libero tutto di fantasia (è infatti da sempre lordo di sangue) al quale si aggrappa disperatamente.
Concludendo: l'UE già com'era non promuoveva democrazia e lavoro, ma capitale e impresa. Ora vuole continuare a farlo armandosi e facendola per giunta passare come una cosa progressista! Chi dorme, si desti.
16 marzo
Vecchioni sostiene che bisogna distinguere tra pace e pacifismo. Dispiace che anche lui, come altri importanti personaggi pubblici, si sia prestato a fomentare capziosamente la guerra.
Il suo discorso, ovviamente molto discutibile, in termini trasparenti è il seguente: non si può accettare una pace ingiusta, bisogna dunque continuare a combattere, ergo armiamoci.
Non tra pace e pacifismo dunque, ma tra pace e guerra (più o meno giusta che sia) bisogna distinguere.
Siccome bisogna convincere i pacifisti a fare la guerra, la chiamiamo… pace.
Siamo nel campo della pura manipolazione, del chiamare le cose al contrario; non siamo nemmeno nei canoni dell’ideologia, ma degli ideologemi senza nesso sistematico per minare la stessa capacità di razionalizzazione critica della realtà.
In piazza per armi e guerra con in mano la bandiera della pace. Il mondo alla rovescia.
19 marzo
Europa o UE? O capitalismo?
L’Europa, se si parla di civiltà, è un’astrazione concettuale, vale a dire una parola generica che rimanda a una congerie vaga di concetti. Essi, se non meglio definiti, si prestano a qualunque uso e manipolazione.
a) Il primo atto manipolatorio è ridurre la “Europa” al buono che in essa è stato prodotto, da un punto di vista materiale e culturale. È questo un ricco capitolo della storia dell’umanità, quello che spesso scordano gli antimodernisti reazionari o i generici antieuropeisti che vorrebbero tornare indietro o andare oltre senza tener conto degli aspetti progressisti di questa civiltà. Tuttavia c’è di più.
b) Il secondo atto è infatti dimenticarsi il male che in essa stessa, contraddittoriamente, è stato prodotto. Oltre alla democrazia, il nazismo; oltre al concetto di essere umano in generale, la schiavitù; accanto all’emancipazione, il colonialismo, l’imperialismo e via dicendo. In nome di diritti, umanità e pace si è bombardato, distrutto, sterminato (anzi lo si sta avallando o facendo proprio in questo momento mentre si scende in piazza per la libertà dei popoli).
c) La terza manipolazione è parlare dell’Europa come un soggetto unitario. Non solo non lo è mai stata, ma ad agire nella storia non sono stati nemmeno i singoli stati o popoli, bensì determinate classi al potere che, a vantaggio dei propri interessi, quasi mai hanno avuto scrupoli a usare le istituzioni non solo per devastare all’estero, ma sfruttare, uccidere, manipolare in casa propria le classi subalterne. In particolare, nella fase moderna della sua storia, sono i capitalisti come attori del grande capitale a imporre linee di azione di classe alla politica generale.
E veniamo a tirare le sintesi: si cerca di far credere che ora si stia sostenendo l’Europa, portatrice di valori sani, unita senza distinzioni sociali di classe: si prende a, si ignora b e di c si omette la divisione in classi in nome del “comune interesse”.
La realtà è invece un’altra. Si sostiene non il concetto ideale di Europa, ma l’Unione Europea, che non è uno stato ma un’unione monetaria che promuove capitale e impresa, che per la sua architettura istituzionale non ha effettivi centri di potere che possano gestire le dinamiche sociali ed economiche in maniera democratica, che favorisce lo sfruttamento degli stati più deboli e delle classi più disagiate al suo proprio interno. Così facendo essa si fa promotrice di ideali e pratiche sociali liberal/liberiste che hanno promosso libertà e uguaglianza ma praticando e teorizzando contemporaneamente sfruttamento e dominio. Infine: non è guidata dagli “europei”, ma dal grande capitale europeo, largamente subalterno a quello USA e che cerca di far buon viso a cattivo gioco a vantaggio non degli europei ma dell’assai difficile processo di valorizzazione dei loro capitali date le condizioni economicamente avverse.
Voler promuovere e rivendicare quanto di positivo è stato fatto in Europa nella sua storia millenaria non coincide, anzi stride, con il sostegno dato all’Unione Europea.