Sunday, 15 June 2025

I valori occidentali

I valori occidentali

Da una parte è bene ribadire che è una follia ripudiare i “valori occidentali” se con ciò si intende libertà di pensiero, di stampa, di opinione, uguaglianza, libertà individuali, diritti sociali, il concetto universale di essere umano, la legge e non l’arbitrio come regolatrice delle società ecc.
È ingenuità diffusa credere che tutto ciò sarebbe “naturale” e che il perverso mondo moderno starebbe negando o “alienando” l’essere umano originariamente pacificato. Tutti questi bei principi, ben lungi dall’essere naturali, sono invece risultato di complessi e contraddittori processi storici che hanno portato a essi come conquiste sociali. In “origine” gli esseri umani si mangiavano tra di sé. Lo stesso anti-eurocentrismo è un concetto quanto mai… europeo, nato e possibile solo dalla tradizione che si è sviluppata a partire dall’Europa illuminista.
Detto questo, è bene sottolineare che quanto stanno facendo adesso i sedicenti difensori dei valori occidentali è la negazione dei valori occidentali, o almeno di quei valori progressisti di cui si dichiarano paladini. Nelle guerre in corso è negata in particolare l’universalità dell’essere umano e la vigenza del diritto come criterio regolatore dei rapporti interpersonali e interstatuali. Sbandierare i valori occidentali per negarli è quanto stanno facendo le sedicenti forze del bene. Da una parte è quindi un’assurdità combattere contro i valori occidentali, significa solo abboccare all’amo che hanno teso.
D’altra parte però è altrettanto assurdo non vedere che questa negazione di fatto non è un mero capriccio o uso strumentale soggettivo di essi da parte di alcuni capi di governo rispetto ad altri. In parte lo è, beninteso, ma le cause strutturali che mettono in moto questi meccanismi sono ancorate alla dinamica di (difficile) valorizzazione delle forze capitalistiche ad oggi egemoni di fronte all’emergere di meccanismi che hanno messo in crisi il sistema di dipendenza economica finora prevalente. Insomma, il modo di produzione capitalistico non è in grado, per la sua intrinseca crisi di valorizzazione, di universalizzare effettivamente quei principi universali.
Salvare lo stato di diritto borghese è un obiettivo minimo, ma non ci si può limitare a una formalistica rivendicazione di legalità. Bisogna intervenire nei processi organizzativi e produttivi rilanciando la questione del controllo pubblico della produzione (o almeno dei suoi gangli fondamentali) e del suo coordinamento internazionale secondo regole convenute.

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